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Appropriazione indebita: come può difendersi l'Azienda e cosa rischia il dipendente

Quando si verifica appropriazione indebita? Come può difendersi l’azienda e quali sono gli interessi in gioco?

 
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Appropriazione indebita: come può difendersi l'Azienda e cosa rischia il dipendente

Quando si verifica appropriazione indebita? Come può difendersi l’azienda e quali sono gli interessi in gioco?

Le aziende vantano un patrimonio, materiale (es. immobili, dotazioni) e immateriale (know how, metodi produttivi, segreti d’impresa) che trova piena tutela nel nostro ordinamento. Chi opera all’interno dell’azienda, sia esso un manager o un dipendente, è tenuto a rispettare il contratto che lo lega all’impresa e le obbligazioni che da esso ne derivano. In particolare, i dipendenti sono tenuti al rispetto del vincolo fiduciario che costituisce il fulcro del rapporto di lavoro subordinato. 

Vi sono però diversi casi in cui il dipendente può macchiarsi di gravi condotte, lesive del rapporto fiduciario, degli interessi e del patrimonio aziendale. È il caso dell’appropriazione indebita. 

Appropriazione indebita e furto: quali differenze?

Il Codice penale, all’art.646, definisce l’appropriazione indebita come la condotta di “chiunque, per procurare a sé o ad altri un profitto ingiusto, si appropria del denaro o della cosa mobile altrui, di cui abbia, a qualsiasi titolo, il possesso. 

È il possesso della cosa o del denaro a marcare la differenza con il furto, punito dall’art. 624 c.p., che prevede la sottrazione della stessa a chi la detiene. 

Siamo nel caso in cui, all’interno di un rapporto fiduciario come quello esistente tra datore di lavoro/azienda e dipendente, viene affidato a quest’ultimo un bene o una somma di denaro e la persona se ne appropria dolosamente. La condotta risulta pertanto lesiva del vincolo di fiducia e dell’interesse aziendale alla conservazione del patrimonio. 

La giurisprudenza è inoltre intervenuta, negli anni, per chiarire meglio alcuni aspetti. La Corte di Cassazione, con la sentenza n.37300/2019 ha stabilito che il delitto di appropriazione indebita si consuma con la prima condotta appropriativa, quando l’agente compie un atto di dominio sulla cosa con la volontà espressa o implicita di tenere questa cosa come propria. 

La stessa Corte, con sentenza n.24471, ha ulteriormente precisato che si ha il reato anche quando si verifica un uso indebito della cosa. Rileva qui che l’uso indebito sia avvenuto trascendendo completamente i limiti del titolo in virtù del quale l’agente deteneva in custodia il bene. 

È il caso per esempio di chi utilizza a proprio vantaggio una somma di denaro ricevuta dall’azienda per l’espletamento di una mansione o anche chi utilizza un bene concesso in uso (es. un telefono o un’auto) per scopi personali se ciò è espressamente vietato dal contratto di lavoro o dai regolamenti aziendali. Non costituisce reato invece l’appropriazione che ha ad oggetto somme.

Appropriazione indebita e procedibilità: come può difendersi il datore di lavoro?

Il reato di appropriazione indebita, secondo quanto stabilito dallo stesso art.646 c.p., comma 1 è punibile a querela della persona offesa

Questo presuppone quindi che il datore di lavoro o titolare di azienda, a fronte di un sospetto fondato, acquisisca prove a sostegno dell’accusa e presenti appunto querela nei confronti del soggetto ritenuto autore della condotta illecita. 

Il titolare può quindi, direttamente o mediante il proprio legale, conferire a un’agenzia investigativa privata il mandato per le indagini sul dipendente sospettato di appropriazione indebita. In sintesi, per l’ordinamento l’onere della prova grava in questo caso sulla persona offesa. 

Le indagini difensive partono solitamente da una profilazione del soggetto ritenuto autore dell’appropriazione indebita. Risulta infatti fondamentale inquadrare la persona, le mansioni che svolge in azienda, gli orari, le dotazioni aziendali di cui si serve per l’espletamento dell’incarico e tutte le informazioni che possano risultare utili. 

Attività come il pedinamento o l’appostamento possono risultare efficaci per acquisire materiale video-fotografico che possa concorrere a provare la condotta illecita del soggetto. 

Anche le indagini informatiche, ad esempio sui pc e sui dispositivi mobili aziendali affidati al dipendente, possono rivelare elementi utili ai fini della composizione di un fascicolo difensivo. 

Gli investigatori dovranno poi redigere una relazione che contenga tutti i riscontri e le informazioni acquisite. Questo documento può essere utilizzato dal titolare per procedere alla querela e per sostenere le proprie pretese in giudizio. 

 

Sospettti un'appropriazione indebitia in anzienda? Chiama il Numero Verde 800.750.751 per ricevere immediatamente un preventivo ed una consulenza riservata e gratuita, oppure PRENOTA UN APPUNTAMENTO.

 

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